ALITALIA. UNA STORIA INGLORIOSA E VERGOGNOSA

CHE BANCHE!!!

Una delle notizie di testa del TG5 del 28 marzo del 2008 fu sufficiente per far andare di traverso la cena al presidente del consiglio Romano Prodi. Si trattava solo di un comizio di Berlusconi per le donne del PDL, ma tutti i telegiornali di casa Fininvest, nonché i Tg targati Rai, si dilungavano oltre misura. Prodi ha un gesto di sconforto, si lascia andare a imprecazioni non consone al suo stile, in genere sobrio e misurato, poi si attacca al telefono per parlare coi suoi collaboratori, e la mente gli va a quelle ferite mai del tutto rimarginate delle privatizzazioni, sempre finite in risse e polemiche. Per non parlare del calvario Telecom, da lui consegnata forte e opulenta in mano amiche, e che ha ritrovato malconcia e dal futuro incerto. Da qualche tempo il Professore stava cercando una soluzione per un’azienda dello Stato in coma irreversibile, coi soldi contati e a rischio fallimento, niente meno che la compagnia aerea di bandiera, quell’Alitalia che ormai divorava soldi senza poter più ricorrere a finanziamenti pubblici come ai bei tempi. Per sua sfortuna, per sfortuna della società e dei cittadini italiani, la vicenda è finita nel mezzo di una feroce campagna elettorale, diventando un’arma impropria a uso politico. 

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“ Jokiri Tomoda, 81 anni, borsaiolo giapponese, dopo il suo trentesimo arre sto dichiarò: da giovane volevo fare il banchiere; a quest’ora avrei certamente fat to molte più vittime. ”

   Non è possibile sapere cosa pensasse Roberto Calvi sul volo che da Amsterdam lo portava a Londra. Probabilmente alle rassicurazioni avute dal faccendiere Flavio Carboni circa il suo futuro. Oppure al fatto di non aver ancora ricevuto una risposta alla sua accorata lettera inviata a Papa Giovanni XXIII. Di sicuro non poteva immaginare che dal crollo del “suo” Banco Ambrosiano, ormai in rovinosa e irrimediabile bancarotta, sarebbe poi nata Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana per numero di clienti e quote di mercato, con filiali in tutto il mondo. Calvi era già stato arrestato e aspettava il giudizio d’appello, ma ormai era un uomo disperato tanto che, secondo la frettolosa versione ufficiale, due giorni dopo quel volo si impiccò sotto il Ponte dei Frati Neri.

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