DI COSA PARLA IL LIBRO

«Il pescespada si ammazza da solo. Lui non vuole farsi pescare»
Con questa frase Zu Beppe, un pescatore di Favignana, accoglie in casa Nino Pizzuto, giovane turista al quale ha affittato una stanza per l’estate. Dapprima infastidito, poi incuriosito, l’ospite incomincia ad ascoltare i racconti sulla tonnara e decide di tornare l’anno successivo durante il periodo della pesca. Grazie a Zu Beppe, Nino sale a bordo delle barche che formano il quadrato della morte e assiste alla mattanza dal vivo, a contatto coi tonnaroti. Affascinato e turbato da quella esperienza, torna per anni sull’isola, al punto da essere inserito, unico forestiero, nell’equipaggio. Ha così modo di entrare in confidenza coi pescatori, conoscere le loro storie, i segreti del loro lavoro, la fatiche, i riti, le superstizioni, le dicerie che da più di mille anni circondano la mattanza. Sono gli accadimenti della vita che a un certo punto tengono Nino lontano dall’isola, ma ciò non gli impedisce di venire a conoscenza della tragedia che colpisce la famiglia di Zu Beppe. Sarà Favignana a riannodare il filo che lega Nino a quei luoghi e, dopo la chiusura della tonnara, toccherà a lui trovare il modo di non lasciare morire il ricordo dei tonnaroti del mar delle Egadi. E tramandare le leggende che da sempre abitano l’isola.

I PERSONAGGI

Gioacchino Cataldo, ultimo rais della tonnara di Favignana, memoria storica delle vicende dell’isola legate alla pesca del tonno. E’ stato inserito dall’Unesco nell’elenco delle persone che nel mondo costituiscono un “bene immateriale” dell’umanità. Nel romanzo viene rappresentato con la sua vera identità

Clemente Ventrone, tonnaroto famoso, uno dei simboli della tonnara. Assieme a Cataldo figura in innumerevoli immagini che ricordano la pesca. Anche lui figura nel romanzo con il suo nome e cognome

Lo scultore Saro Santamaria, vissuto nel secolo scorso, ha ispirato la figura di Zu Sarino, che nel romanzo racconta storie fantastiche e leggende dell’isola.

IL LUOGO

La vicenda si svolge a Favignana all’epoca in cui era attiva la tonnara ed era in funzione lo stabilimento di lavorazione del tonno.

Una veduta dell’ isola di Favignana

Il vecchio stabilimento. Attualmente trasformato in museo.

LE CIALOME

Durante la pesca i pescatori erano soliti accompagnare le varie fasi con antiche canzoni chiamate “ cialome”. Iniziava sempre una voce solista, alla quale i tonnaroti rispondevano in coro. I testi erano i più vari, alcuni di carattere propiziatorio con invocazioni dei santi, altri più allegri tesi a sdrammatizzare il momento di inizio della mattanza. La più famosa delle cialome è probabilmente l’ Aja mola. Sul significato del termine ci sono varie interpretazioni, ma nessuna è certa. Verosimilmente all’orine si trattava di un termine arabo, deformato poi nel tempo e di cui ormai si è perso il significato

…e a mola, e a mola…
e a mola, e a mola…
o regina ‘ncurunata
corpu santu salvaturi
santu patri piscaturi
santu patri varva bianca
porta i chiavi di spiranza,
porta i chiavi ‘u pararisu,
e mi scanza i piscicani
e mi scansa i cursari.
E a mola, e a mola…
Dio ci porta ‘nsalvamentu
‘na lu portu suttaventu
e a mola, e a mola…
chi Maria aiuta a nui
chi semu figghi sui.
E a mola e ghemu avanti
e a mola, e a mola…

COME INIZIA IL LIBRO

«U piscispata s’ammazza da sulu. Un’avi vògghia di fàrisi
piscàri.»
Zu Beppe leccò il bordo della cartina in cui le sue mani
ruvide avevano sistemato una presa di tabacco, sovrappose
i due lembi e iniziò a girare la sigaretta tra le dita. Erano le
prime parole che mi rivolgeva dal mio ingresso nella casa,
quando avevo trattato con la moglie Angela il prezzo della
camera per la settimana di vacanza a Favignana.

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CURIOSITÀ

Il pittore Giovanni Frangi ha realizzato un’opera dal titolo “Benji a Favignana”, espressamente per la realizzazione della copertina del libro. Aprendo il libro il quadro appare per intero.