DI COSA PARLA IL LIBRO

A distanza di anni, un quaderno di appunti tenuto da parte e letto per la prima volta, porta indietro i ricordi, che riemergono vividi e intensi come un regalo che aspettava di essere scartato: le utopie studentesche, un viaggio in Oriente dall’impatto indelebile, gli amori, gli incontri, il difficile inserimento nella società che non aspetta. Michele legge gli appunti dell’amico scomparso (Renato) e parla con lui. Un dialogo che attraversa e attutisce la difficile distanza del tempo, e fa i conti con quella ancora più forte tra la vita e la morte. Le perplessità, gli slanci, le descrizioni appassionate di esperienze condivise si intrecciano nel dialogo tra presente e passato che si rende necessario quando diviene più chiaro, forse, il significato di ciò che lentamente, in ogni esistenza, si trasforma e cresce. Tra i due amici si inserisce la vicenda di Abdul, uno studente afgano conosciuto durante le peregrinazioni giovanili. Ed è Abdul che diventa il protagonista della parte finale del libro con la sua storia personale, sino a chiudere il cerchio delle vite incrociate proprio nell’ultima pagina del quaderno. Sopra i tre personaggi vive il sentimento dell’amicizia; un’amicizia disinteressata, assoluta, che supera ogni barriera e si fa beffe del tempo. La lettura del quaderno, trasformata in scrittura, si rivela in tutta la sua spinta emotiva e diventa il tramite per dare nuova forza ad un legame che ora può trovare compimento tra le pagine di un libro.

PERSONAGGI

Abdul Foorozan, il medico che ha ispirato il titolo del romanzo

Ospiti del Maraja di Calcutta. A destra Franco, uno dei protagonisti

Il santone indiano da cui è stata tratta la copertina del libro

INDIA ON THE ROAD

COME INIZIA IL LIBRO

Era una bella giornata di sole. Quando il professore di lettere al liceo leggeva un simile attacco tirava una riga rossa su tutti e quattro i fogli di protocollo e in calce apponeva la sigla nddl: non degno di lettura. Non erano solo i riferimenti alla meteorologia a suscitare stroncature, ma anche i luoghi comuni e le frasi fatte. Alla folla non era concesso di straboccare, né ai paesi di essere ridenti. Il campo di grano presentato come lago dorato provocava una sottolineatura che talvolta bucava la carta. La prosa doveva essere essenziale e lontana dalla retorica. L’implacabile insegnante non dava voti. In compenso i commenti erano micidiali. Ricordo il più basso della scala: “Questo é l’italiano parlato nel Turkmenistan”. A ogni buon conto il sole era davvero splendente e non saprei come descrivere in altro modo quel giorno d’estate. Tornavo da Parigi in stato confusionale. Con alcuni compagni di università avevamo discusso a lungo sulla protesta studentesca. Guardando i filmati in televisione e leggendo i giornali francesi, ci eravamo convinti che stesse accadendo qualcosa di importante e pertanto avevamo deciso di partire.

Se vuoi continuare a leggere il primo capitolo Clicca qui >>

In tutte le librerie ( distribuito da Messaggerie Libri)
oppure sui principali siti on line.